Dicono di noi

Il Messaggero

    Sarà alla trasmissione di martedì prossimo. In entrambe le occasioni illustrerà il suo progetto per valorizzare la capacità creativa della gente comune. Le idee sono così preziose che Gianfranco Strocchi l'imprenditore di Lugo famoso per aver lanciat

    Aiuta chi ha buone intuizioni ma non sa come realizzarle. Ogni anno tremila richieste.
    Fa un mestiere che non esiste: il produttore di inventori. L'inventore sarebbe banale. Chi ha un'idea in testa e non sa come svilupparla, va da lui, alla sua Banca delle Idee, e si sottopone all'esame di un'équipe. Se lo supera nasce un'azienda che produce l'invenzione. Oppure si cedono i diritti. E' partita così l'avventura del Bullock, noto come "l'antifurto con le palle", 70 miliardi di fatturato in tre anni nello stabilimento di Acqualagna. "Il paese delle palle: quelle di tartufo e quelle dell'antifurto per auto" scherza Gianfranco Strocchi, di Lugo di Romagna, pronto a lanciare anche l'antifurto per scooter.
    L'idea è balenata a un ragazzo napoletano di 22 anni: togliere la manopola dell'acceleratore per impedire al ladro di portarsi via il motorino. Strocchi ha un debole per le due ruote, da romagnolo verace. Così a messo in produzione a Fabriano, nelle Marche, il cambio sequenziale brevettato da un'altro Archimede Pitagorico, che permetterà di guidare uno scooter come una Formula 1, premendo due pulsanti. La velocità non salirà, ma l'accelerazione si; e anche il risparmio di carburante, assicura.
    Quasi perito tecnico, quasi 47 anni e anche quasi professore: va orgogliosissimo di una lezione che ha tenuto alla Bocconi su come sviluppare un'idea e diventare imprenditori. Appunto, come si fa? "A 18 anni cominciai con una aziendina di accessori per auto. Un meccanico di Bologna mi presentò il progetto di un finestrino antiturbo, quello bombato all' infuori per fare entrare l'aria ma non il rumore. Ne abbiamo venduto tre milioni di pezzi". Fu l'inizio di un'avventura. Da allora gli si presentano tremila inventori ogni anno, ma soltanto due o tre arrivano in fondo. Gli altri? "Un 5 per cento di idee si può modificare, ma bisogna scremare le follie". Sorride ancora, Strocchi, pensando a quel tale che gli portò una macchinetta per far smettere di russare: emetteva una specie di cinguettio che avrebbe dovuto interrompere il disturbatore notturno.
    Ma se la trovata è buona ? "Il mio consiglio è, prima di brevettarla spendendoci fior di quattrini, quello di fare una ricerca di antecedenza, per accertare che non ci abbia pensato qualcun'altro", suggerisce. Così è nato l'Epilady, depilatore per signore inventato in Israele e che Strocchi portò in Italia: nei kibbuz lo usavano per spennare i polli. Il prodotto aprì la strada al vero successo, il Bullock. Ad Acqualagna ci lavorano duecento persone: chi fa la pinza, chi il manico, chi l'imballaggio.
    La prossima idea è alle porte. Oggetto: patatine fritte. "Quelle sottili e impachettate non si riescono a fare in casa. Almeno finora. Ma sto mettendo a punto una macchinetta che in dieci secondi trasformerà in patatine croccanti una patata cruda", assicura. La sua passione rimane però il mondo della strada. In Olanda sta facendo i crash test per l'airbag da freno. Che cos'è ? Ogni anno in Europa duecentomila automobilisti si frantumano la gamba destra frenando alla disperata per evitare un impatto. L' aggeggio messo a punto da un signore di Torino, porterà il pedale del freno a fine corsa nello stesso istante in cui si gonfia l'airbag del volante.
    In epoca di casco obbligatorio, poi, ha messo in produzione il portacaschi, attaccapanni per elmetti trovato alla Ig Students, una fiera per studenti-imprenditori dove ha individuato altre due idee da sviluppare: le rose fatte con bucce di bergamotto e lo zaino che diventa un cuscino. Per far ordine nella catasta di pensate che gli cade sulla testa ogni anno, si è lanciato su internet. Divide le idee per settore merceologico e le aziende in cerca di novità pagano tre milioni l'anno per navigare nel mare magno delle invenzioni. Alla ricerca di quella buona.

    Sandro Vacchi