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Panorama

    L'inventore di Bullock contro i ladri di moto

    L'ULTIMA TROVATA DI GIANFRANCO STROCCHI.
    Dopo l' "antifurto con le palle" l'imprenditore lancia il manubrio staccabile.
    Gianfranco Strocchi è una specie di Archimede Pitagorico di Lugo di Romagna. All'inizio degli anni Ottanta fece decollare la sua azienda con l'Anti-turbo, un pannello di plastica contro le correnti d'aria: un milione di pezzi venduti.
    La notorietà arrivò con l'Epilady, un prodotto guardato con invidia dalle multinazionali di piccoli elettrodomestici. Non sempre gli andò tutto liscio: all'inizio del decennio lanciò una macchina per le patatine fritte casalinghe in cui si introduceva la patata cruda. L'apparecchio sbucciava, tagliava, cuoceva. Anche troppo: per un difetto di progettazione la cottura proseguiva fino a far fondere l'apparecchio.
    Un insuccesso compensato dall'ultima invenzione commercializzata dalla sua azienda Adfra, l'antifurto Bullock per auto, uno dei pochissimi sistemi per immobilizzare i pedali che durante test indipendenti ha dimostrato di opporre un'autentica resistenza ai ladri.
    Risultato: 1,2 milioni di pezzi venduti. E ora Strocchi sta per lanciare un brevetto che non ha concorrenti diretti: l'antifurto per scooter, il Bullock Stak. Basato sul concetto del frontalino estraibile dell'autoradio, rende inutilizzabile lo scooter perché permette di staccare la manopola dell'acceleratore. Il manubrio dotato del sistema Stak non è sostituibile con uno tradizionale, e ciò dovrebbe essere un forte deterrente per i malintenzionati.

    Ho studiato 10 mila brevetti per sceglierne 4

    Gianfranco Strocchi, inventore dell'antifurto Bullock. Ha creato un laboratorio per verificare la fattibilità delle migliaia di idee che arrivano in azienda. "L'innovazione va studiata a tavolino. Ogni mille brevetti uno solo fa nascere un business".
    Anche Gianfranco Strocchi di Lugo di Romagna ha costruito tutta la sua carriera di imprenditore sul fiuto di un vero talent scout, capace di scegliere il meglio nel grande marasma del mercato dei brevetti. All'inizio degli anni Ottanta sfondò con l'Antiturbo, un deflettore di plastica da applicare al finestrino dell'auto per eliminare le correnti d'aria: 3 milioni di pezzi venduti. Nel 1988 arrivò l'Epilady, il primo epilatore elettrico: prima le donne dovevano arrangiarsi con la ceretta. Strocchi adocchiò un brevetto israeliano, un'idea nata da uno spennapolli a mano. Altro successo, con decine di milioni di pezzi venduti in Europa. Poi Strocchi ha lanciato il Bullock, un antifurto per auto che blocca pedali e volante, che è già arrivato a 1,2 milioni di pezzi e ha portato a fatturare 50 miliardi.
    "L'innovazione va studiata a tavolino" spiega lui "ed è per questo che ho creato, quattro anni fa, un laboratorio dove eseguiamo studi di fattibilità dei brevetti che ci vengono proposti, molti dei quali da ragazzi venti o trentenni".
    In quattro anni Strocchi si è visto passare davanti diecimila brevetti, e ne ha acquistati circa 50. Quattro sono arrivati allo stadio produttivo: uno è il Bullock, il secondo è un antifurto per scooter chiamato Stak, che permette di asportare la manopola dell'acceleratore del motorino. In arrivo nel corso del 1999 una macchina per friggere le patatine che sforna sottili e piatte come quelle in sacchetto e un sistema per oscurare i vetri di casa senza ricorrere a persiane, ma opacizzando il vetro. "Ogni mille brevetti circa ce n'è solo uno che ha la potenzialità di far nascere un'azienda, ovvero un oggetto che può generare un fatturato di almeno una cinquantina di miliardi" sostiene Strocchi.

    Il cacciatore di brevetti

    A Gianfranco Strocchi, imprenditore di Lugo di Ravenna, il fiuto per le idee non manca: basti pensare al suo Bullock, "l'antifurto con le palle", o al depilatore per signora Epilady. Ora ha deciso di fare della caccia al brevetto un'attività a sé stante. Il business plan c'è già, con un preventivo di 40 miliardi. E si sta completando l'elenco dei partner italiani ed esteri (sondaggi anche tra fondi chiusi). Si chiamerà Banca delle idee: una struttura che si ripropone di analizzarne ogni anno oltre 5 mila, ma soprattutto di tradurre in prodotti quelle giuste attraverso la cessione dei diritti ad aziende del settore, evitando al progetto la mesta fine che fanno ogni anno in Italia i 15 mila brevetti: marcire negli archivi.