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Millionaire

    Ma l'idea si può anche vendere...

    Mettersi in proprio non è l'unica via per veder realizzata la propria invenzione.
    Lanciare un nuovo prodotto è un'impresa complessa e costosa. Oltre che rischiosa. Ne sanno qualcosa i tanti pseudo-inventori italiani che, dopo l'entusiasmo iniziale per aver creato quella che ritengono una novità planetaria, sono costretti a scontrarsi con la realtà: costi di produzione e di lancio del prodotto proibitivi, mancanza di esperienza imprenditoriale....Ma mettersi in proprio non è l'unica via per vedere realizzata un'invenzione. Dal 1985 in Italia opera Adfra, di Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna,  una società che acquista i brevetti più interessanti per lanciarli sul mercato. Suoi alcuni successi degli ultimi anni, come Bullock, il noto "antifurto con le palle" inventato da due operai mai arrivati sotto le luci dei riflettori, che in due anni e mezzo ha venduto quattro milioni di pezzi, o Epilady, l'apparecchio per la depilazione femminile, nato in un kibbutz israeliano, su imitazione di una macchinetta spennapolli....."Abbiamo creato - spiega Gianfranco Strocchi, quarantaduenne fondatore della società, che fattura 35 miliardi di lire e occupa 20 persone - un servizio di valutazione gratuita di validità e della potenzialità commerciali delle invenzioni che ci vengono sottoposte.
    Nel caso il brevetto non sia stato ancora depositato, aiutiamo l'inventore a trovare lo studio di registrazione più idoneo e lo seguiamo nelle pratiche. A questo punto, in genere chiediamo di acquistare il brevetto. L'inventore ottiene immediatamente la cifra pattuita e, in più, riceve una royalty dal 3 al 10% sulle vendite, per tutta la durata del brevetto". Ma quanto investite per lanciare una nuova invenzione? "in termini di tempo -risponde Strocchi- un paio d'anni per mettere a punto la produzione, che da noi è in conto terzi. E in media, due miliardi per la campagna pubblicitaria"

    Chi trova un'idea trova un tesoro

    Avere l'intuizione giusta, brevettarla e diventare ricchi. Questo è il sogno di molti, realizzato da pochi. Ma ecco le mosse da fare per provarci.
    Siamo un popolo di inventori. Ogni anno vengono iscritti all'Ufficio Italiano Brevetti dalle 15 alle 18 mila nuove invenzioni. Chi le deposita, nella stragrande maggioranza dei casi singoli privati, sogna di trovare un imprenditore disposto ad acquistarle e, magari, di diventare miliardario grazie alla felice intuizione del momento.
    "In realtà - afferma Gianfranco Strocchi della Adfra di Ravenna, una società specializzata proprio nella valutazione commerciale dei brevetti - solo un'idea su cinquemila riesce a far arricchire il suo inventore".
    Le altre rimangono all'interno della banca dati del ministero dell'Industria e continuano a far sognare chi le ha messe a punto. "Molto spesso si tratta di inventori occasionali - osserva Laura Turini, avvocato specializzato della S.R. Brevetti & Copyright (tel.0587607190), l'associazione che rappresenta circa seimila inventori - Ma ci sono anche persone il cui mestiere consiste proprio nel generare idee. Anche se, precisiamo subito, sono davvero pochi coloro che riescono a vivere grazie ai proventi dei brevetti delle proprie idee". Un po' perché stabilirne il prezzo  e poi trovare chi  è disposto ad acquistarli, anche a soli 20-30 milioni di lire, può essere un'impresa davvero ardua. Un po' perché le complicazioni burocratiche e il sistema di funzionamento dell'Ufficio Italiano Brevetti non sono certo a favore degli inventori. E un po' perché può capitare, anche dopo aver brevettato un'idea, di scoprire che non vale nulla, perché non è davvero nuova, o perché non è stata depositata nella maniera corretta..."A questo riguardo- sostiene Strocchi - molte cose dovranno cambiare nel prossimo futuro. Dovremo adeguarci alle normative europee, che sono più all'avanguardia delle nostre. In Francia, per esempio, a differenza di quanto accade da noi, la ricerca di novità, un'indagine volta a verificare che non esiste nulla di simile al trovato per il quale si richiede il  brevetto, viene fatta automaticamente dall'ufficio brevetti". Al momento, però, in attesa che la normativa venga aggiornata, l'unico modo per tutelarsi è proprio conoscerla a fondo.
    Determinazione e riservatezza: essenziali per brevettare un' idea di successo.
    Credere molto nella propria idea, essere pronti a sostenerla a qualunque prezzo e difenderla con la massima riservatezza. Per Riccardo Cappellini (tel. 0586 961546), 35 anni di Vicarello, un paesino in provincia di Livorno, avere trovato da brevettare significa tutto questo. La sua invenzione? Un sanificatore  per i cassonetti dei rifiuti, cioè un apparecchio della dimensioni di 40 centimetri per 27 che, nei tempi e nelle ore prestabilite, emette una nube enzimatica ed elimina, nel giro di pochissimo tempo, tutta la sporcizia stratificata sul contenitore in cui viene installato. Poi, ad operazione conclusa, emana un profumo di pino. "Lo abbiamo già provato - spiega l'inventore - su molti cassonetti qui in Toscana. E abbiamo avuto un grandissimo successo. Inevitabilmente, infatti, le persone tendono a utilizzare i cassonetti ripuliti da noi, piuttosto che quelli lavati con normalissime macchine ad acqua e tendenzialmente maleodoranti". A questo si aggiunga che, a conti fatti, il sistema ideato da Cappellini è estremamente competitivo anche per quanto riguarda il prezzo. Costa circa 680 mila lire ed è in grado di funzionare per anni se ha una manutenzione abituale e se, a batteria scarica, si provvede a effettuarne la sostituzione. Un'idea davvero interessante che per il suo inventore non è stata soltanto fonte di soddisfazione. Anzi. "La realizzazione dell'apparecchio - spiega - mi ha creato diversi problemi dal punto di vista professionale. L'azienda nel settore dell'ecologia per la quale lavoro, infatti, ha fiutato il business e avrebbe voluto appropriarsene, praticamente senza riconoscermene il merito". Un motivo di forti conflitti che devono essere risolti ancora oggi  e che Cappellini non sa se potranno avere una soluzione. Certo è che, con il rischio di perdere il lavoro e, contemporaneamente, il desiderio di sfruttare la sua idea, l'inventore livornese non ha perso tempo: nello scorso mese di agosto, insieme a un gruppo di colleghi ha costituito una Srl. Da allora ha avuto contatti con i suoi potenziali clienti, ha registrato il marchio del sanificatore, ne sta internazionalizzando il brevetto e, per soddisfare le esigenze di alcuni clienti, ha ideato anche il servizio di noleggio. Presto, chi ne farà richiesta, potrà affittare l'apparecchio alla tariffa di sole 70-80 mila lire al mese."Non mi sento certo arrivato. Ma sono comunque soddisfatto - afferma Cappellini - dell'avventura intrapresa, anche se la strada non è stata facile, anche se, prima di depositare il mio brevetto, ho rischiato dei soldi per commissionare a una società specializzata la ricerca di novità.
    E anche se non ho dormito per parecchie notti, cercando di capire se il mio sanificatore poteva avere mercato e soprattutto per capire di chi avrei  potuto fidarmi e per spiegargli in che cosa consisteva la mia idea".
    Un punto di riferimento.
    Si chiama S.R. Brevetti & Copyright ed è l'Associazione Italiana degli Inventori, che conta circa seimila iscritti. Con sede a S. Pietro Belvedere in provincia di Pisa (tel.0587 607190) - il martedì e il giovedì dalle 17 alle 19 fornisce gratuitamente consulenza a tutti coloro che hanno un'idea e non sanno come brevettarla. Iscriversi all'associazione costa 152.500 lire l'anno (50 mila se a iscriversi è uno studente universitario) e consente di entrare in contatto con studi convenzionati per effettuare il deposito di brevetti e/o di marchi, la costruzione di prototipi e la loro ingegnerizzazione. L'associazione non si rivolge soltanto agli inventori. Offre un servizio utile anche agli imprenditori, che possono gratuitamente venire a conoscenza di brevetti di loro interesse e contemporaneamente avere precise informazioni in merito all' investimento necessario all' industrializzazione del brevetto scelto nonché foto dei prototipi e informazioni riguardo le richieste dell' inventore sulle quali è anche in grado di trovare accordi in sede di trattativa.
    I SETTE PASSI PER FAR FRUTTARE LE IDEE.
    Verificare la vendibilità  dell'idea da brevettare.
    E' senz'altro il primo e il più difficile passo da compiere. Può non avere nessun senso, infatti, brevettare un trovato e, quindi, spendere del denaro per un oggetto che nessuno sarà mai interessato ad acquistare. Per verificare le potenzialità di mercato del proprio trovato, occorre conoscere molto bene il settore in cui va a inserirsi. E soprattutto avere la freddezza necessaria per valutare con la massima obiettività da un lato, quanto potrebbero essere disponibili a spendere gli utilizzatori finali per averlo e dall'altro, quanto occorrerebbe investire per riuscire a realizzarlo.
    Controllare il rispetto dei requisiti di brevettabilità dell'idea.
    Non tutte le idee possono essere brevettate. I trovati che, per esempio, riguardano creazioni estetiche, regole di gioco, metodi commerciali e/o pubblicitari e persino i metodi di chirurgia non sono brevettabili. E' possibile invece, brevettare prodotti o processi produttivi che presentino il requisito dell' industrialità e quello della creatività. Il trovato da brevettare, cioè , deve essere la soluzione di un problema tecnico.
    Effettuare la ricerca di novità.
    Il brevetto anche se depositato regolarmente, è nullo se riguarda un oggetto o un processo produttivo già esistente al momento della concessione.Chi deposita una domanda di brevetto dovrebbe quindi effettuare con la massima cura la ricerca novità: accertarsi che non esistano già marchi o brevetti identici al proprio, il ministero dell'industria, infatti, non compie a questo riguardo nessuna indagine non offre, quindi, nessuna garanzia all'inventore.Per compiere la ricerca di novità si possono seguire due diverse strade:fare da sé, consultando presso l'Upica (Ufficio Provinciale dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato) della Camera del Commercio della propria Provincia la banca dati nazionale dei brevetti e dei marchi, oppure ricorrere a consulenti specializzati. Nel primo caso, è abbastanza difficile riuscire a fare un'indagine davvero completa. Un po' perché nella banca dati del ministero dell'Industria non sono registrati brevetti depositati negli  altri Paesi del mondo. E un po' perchè si consulta con l'utilizzo di parole chiave, un metodo di ricerca non sempre affidabile. Se, infatti, per esempio, una persona ha inventato il phon e per verificare se questo articolo esiste già cerca la parola "phon", rischia di non trovarlo. Magari, semplicemente perché registrato con il nome di "asciugacapelli" o di "apparecchio per asciugare i capelli"... Sono maggiori le certezze sulla novità dell'idea da brevettare, se si delega la ricerca a consulenti specializzati, i cui nomi  si possono richiedere direttamente a l'Upica. Non si limitano a consultare la banca dati del ministero dell'industria. La loro ricerca va oltre. Arrivano, infatti, ad analizzare, anche in maniera parallela e facendo controlli incrociati, le banche, dati internazionali, riuscendo così a fare indagini in almeno altri 40 Paesi del mondo. Generalmente, riescono a fornire all'inventore una "garanzia di novità" certa al 90%. In cambio, chiedono una parcella che raramente scende al di sotto delle 800 mila lire, contro le seimila lire per ogni parola chiave, nel caso della ricerca compiuta in autonomia dall'inventore.
    Presentare la richiesta per ottenere il brevetto. 
    Per ottenere il brevetto, occorre presentare all'Upica della Camera del Commercio della propria Provincia o dell'Ufficio Italiano Brevetti di Roma, l'apposita domanda, da ritirare sempre presso l'Upica. Al modulo occorre allegare una dettagliata descrizione del trovato, i relativi disegni che ne illustrino il sistema di funzionamento, l'attestazione di pagamento delle tasse di concessione governativa, pari a circa 260 mila lire, e le cosiddette "rivendicazioni". E' fondamentale scriverle con la massima chiarezza perché, nel caso qualcuno copiasse il trovato, è proprio sulla rivendicazioni che si baseranno eventuali cause in giudizio per far valere i propri diritti. La domanda deve avere come oggetto un solo trovato ed è sottoposta per legge a un periodo di segretezza di 18 mesi. Ricevuta la domanda, l'Ufficio Brevetti effettua un esame amministrativo ed uno tecnico, al quale può seguire il rilascio del brevetto oppure, nel caso in cui la documentazione fornita non sia sufficientemente chiara ed esauriente, una richiesta interlocutoria a cui l'interessato deve rispondere tassativamente entro 60 giorni.
    Vendere o cedere la licenza di utilizzo del brevetto.
    Se le potenzialità di mercato del trovato brevettato sono buone, con un adeguato impegno non dovrebbe essere difficile trovare cliente a cui venderlo. Il problema, piuttosto, consiste nell'azzeccare il prezzo. Diversi, infatti, sono i parametri da tenere in considerazione per definirlo: quanto è sentito il bisogno che il trovato soddisfa, quanto sono le persone che avvertono questo bisogno, quanto sono disposte a pagare per vederlo soddisfatto, quanto costa produrlo, per quanti anni si riuscirà a venderlo... Molto importante per la definizione del prezzo è anche l'efficacia della protezione del brevetto, un parametro che indica fino a che punto, così come è stato ottenuto, riesce a scoraggiare i concorrenti da possibili azioni di contraffazione. L'elevato numero dei parametri da tenere in considerazione nello stabilire il prezzo del brevetto porta la stragrande maggioranza degli inventori a non venderlo mai in un'unica soluzione. Di solito, infatti, si fanno riconoscere dall'acquirente una determinata cifra al momento della stipula del contratto di cessione del brevetto. E, poi, delle royalty annuali, cioè una percentuale che può variare da un minimo del tre a un massimo del 15% del fatturato derivante dallo sfruttamento del brevetto. Naturalmente non è solo questo l'unico accordo economico che può regolare il rapporto esistente fra l'inventore e l'acquirente. Ci sono contratti che prevedono l'esistenza di solo royalty, oppure contratti che prevedono royalty decrescenti nel tempo, in relazione del numero delle vendite totalizzate o, ancora, contratti che prevedono un fisso annuo più delle royalties... Indipendentemente dalla soluzione scelta, il contratto ha sempre la durata massima pari a quella dell'intero brevetto. Si tratta di dieci anni nel caso di modelli di utilità, 20 di invenzioni industriali.
    Pagare le tasse e attuare il brevetto.
    Compiuti questi adempimenti, il brevetto che dura dieci (modelli di utilità), o 20 anni (invenzioni industriali), può decadere soltanto in due casi: se non si pagano regolarmente le tasse di concessione governativa una volta all'anno e se il trovato non viene attuato, cioè se rimane semplicemente sulla carta.
    Preparare il prototipo o non prepararlo?
    Avere il prototipo dell'oggetto da brevettare non è indispensabile per ottenere il brevetto. E' a dir poco fondamentale per portare a buon fine la trattativa di vendita del brevetto, mostrando al potenziale acquirente come funziona il proprio trovato. A questo scopo, è sufficiente predisporre un prototipo anche artigianale, in economia.
    Lo scopritore di talenti.
    Svolge un lavoro più unico che raro. Prima scova le idee che consentono di guadagnare miliardi. E, poi, trova qualcuno disposto a comperarle, oppure decide di acquistarle in prima persona, investendo capitali e risorse per realizzarle. Gianfranco Strocchi, titolare della Adfra di Lugo, in provincia di Ravenna, in 20 anni di attività ha "scoperto" alcuni trovati di grande successo. L'Epilady, il conosciutissimo depilatore elettrico per donna, per esempio. Ma anche il Bullock, uno degli antifurto più gettonati del momento, il mitico Parimor, il deflettore laterale per auto che ha fatto epoca e, più recentemente, l'Acquatrim, la doccia massaggiante.
    Insieme ai suoi collaboratori, circa dieci persone fra ingegneri e collaudatori, Strocchi riesce a valutare qualcosa come cinq    uemila idee all'anno, con un costo, fra gestione informatizzata di una ricca banca dati, ricerche, costruzione di prototipi, collaudi e analisi di vario genere, che si aggira sui 3,5 miliardi all'anno. "Per noi è una cifra elevatissima. Ma crediamo-sostiene Strocchi- che il nostro sia l'unico modo per passare al setaccio le idee degli italiani e trovarne almeno un paio all'anno davvero degne di interesse".
    Chi volesse sottoporre a Strocchi la propria idea,può scrivere
    Come un'intuizione geniale si trasforma in un business.
    "Se mi rubassero lo scooter che uso per il mio lavoro sarei finito". Da quando un suo  carissimo amico pronunciò questa frase, Salvatore Carcarino, 25 anni studente della facoltà di ingegneria meccanica, napoletano (tel.081 5721826) non seppe darsi pace. Finché quattro anni fa trova una soluzione, il classico uovo di Colombo: un semplicissimo antifurto,"Continuavo a confrontare lo scooter all'autoradio. Volevo capire - racconta Salvatore -  se poteva esistere un pezzo della moto che, una volta estratto, come il frontalino, ne impedisce il funzionamento". Poi l'intuizione geniale: si poteva estrarre la manopola dell'acceleratore. E così Salvatore, a soli 25 anni ha messo a punto il suo manubrio a prova di ladro, che oggi sta vendendo a una conosciutissima fabbrica di motociclette. Finito un tormento però per il giovane napoletano, ne iniziò subito un altro: capire se il suo sistema avrebbe incontrato il favore delle imprese sue potenziali clienti. "Ancor prima di brevettare l'idea - spiega - andai al Motorshow, la più importante kermesse del settore, con dei disegni che potessero far pensare a un sistema già brevettato. Mi resi subito conto dell'appetibilità del mio articolo. Fu allora, che andai a brevettarlo". E poi a venderlo a una società che si occupa proprio di brevetti, a un costo inferiore a 100 milioni più, naturalmente, le royalty sul prezzo di vendita di ciascun pezzo, non appena la società avesse trovato un'impresa a cui  venderlo a sua volta. "Per me che sono figlio di impiegati - osserva lo studente - si tratta di una cifra elevatissima. Preferisco comunque non farmi illusioni sulle future royalty. Al momento ho un contratto di 20 anni, quanto dura un brevetto di questo tipo. Ma se fra due anni l'impresa a cui la società alla quale mi sono rivolto lo ha venduto decidesse di non  utilizzarlo più, perché qualcuno ha trovato un'idea migliore della mia, non guadagnerei più una lira". Meglio non contare troppo sui proventi di un'idea, quindi. E darsi da fare per trovare un lavoro redditizio, sia per scoprire nuovi trovati da brevettare. "Anche perché - continua l'inventore - la soddisfazione personale che  si ha nel concepire e poi nell'assistere allo sviluppo di un brevetto è immensa. Per me è stato come realizzare il sogno di vedere nascere una fabbrica senza dover investire nulla per crearla. Voglio avere ancora soddisfazioni di questo tipo. Tanto nel mio futuro vedo ancora altri brevetti. Per esempio, sto pensando qualcosa da sfruttare nel settore dell'abbigliamento. Non è comunque facile. Per aver successo, infatti un brevetto deve essere prima di tutto originale. Poi riguardare un oggetto utilizzabile da un elevato numero di persone e contemporaneamente poco costoso da realizzare.
    Mettere la propria idea in discussione serve per incontrare il favore del cliente.
    Creare un antifurto per auto che unisse alla semplicità di quello meccanico la rapidità dell'elettronico. E' l'obiettivo con cui Mario Macchini, 33 anni  pesarese, nel 1992 ha inventato Bullock, il conosciutissimo  "antifurto con le palle". Mi sono sempre occupato di design industriale e di prodotti di largo consumo" racconta Mario, titolare della Nasco Srl (tel. 0721 805084, fax 0721 805809), una società di servizi che si occupa anche di sviluppare nuovi brevetti. "Avere delle idee e soprattutto analizzarne le potenzialità economiche, quindi, per me non è una novità. Anche se, quando ho ideato Bullock ho capito che si trattava di un articolo davvero rivoluzionario".
    Mario l'ha venduto in cambio di una quota iniziale e delle royalty sul prezzo di vendita di ciascun pezzo, alla Adfra di Ravenna, una società specializzata proprio nel trattare le idee brevettate e che, fiutato il business, ha deciso di realizzare Bullock per commercializzarlo direttamente. "Certo, con Bullock - osserva l'inventore - ho totalizzato dei buoni guadagni. Ma quando si vende la propria idea bisogna fare la massima attenzione. E' estremamente difficile avere l'obiettività necessaria per valutarla oggettivamente e soprattutto per capire le sue effettive potenzialità di mercato". Per evitare di svenderla, oppure di chiedere cifre irrealistiche, bisognerebbe essere in grado di disinnamorarsene e soprattutto di metterla continuamente in discussione. Tantopiù che chi la compera, spesso vuole modificarla per renderla ancora migliore. "Per il resto - continua l'inventore - direi che appena si ha un'idea e si capisce che ha un valore occorre brevettarla. Immediatamente. Le idee devono essere acchiappate, da chi le vede per primo. Altrimenti c'è il rischio che le sfrutti qualcun altro. Proprio in virtù della sua genialità difficilmente un inventore, soprattutto se inventare è vendere il frutto del proprio genio non è il suo mestiere, è dotato del senso pratico necessario per brevettare un'idea e impostare una corretta ricerca della novità. Meglio affidarsi a consulenti esterni,quindi. Ed entrare nell'ordine di idee che un brevetto, prima di far guadagnare, costa almeno cinque - sei milioni di lire, un investimento che vale comunque la pena di effettuare".
    Per brevettare l'idea meglio rivolgersi a consulenti specializzati.
    Una felice intuizione, più di un anno di lavoro per costruire il prototipo e, poi, finalmente un brevetto che gli consentirebbe far lievitare notevolmente i suoi guadagni. Per Andrea Boiani, 37 anni, pescarese titolare di un'officina meccanica e di una concessionaria di moto (tel.0721 405063) l'invenzione del sequenze system è stata prima di tutto il frutto di una profonda conoscenza degli scooter. E, poi, un modo per migliorare le performance del suo team di corse motociclistiche."Il sequenze system - spiega Andrea - è un kit che permette di trasformare un normale scooter a presa diretta in uno scooter con cambio elettronico sequenziale a cinque o più marce". In altre parole, di ottimizzare il regime di giri del motore alle diverse velocità."E' un sistema che ho studiato a lungo. Un conto - continua l'imprenditore - è stato capire come un sistema di questo tipo avrebbe potuto essere messo a punto e un conto è stato trasformare la mia intuizione del prototipo. Ci ho lavorato per un anno, l'ho costruito pezzo per pezzo. Poi l'ho assemblato e non riesco neppure a spiegare che cosa ho provato quando ho visto che funzionava. E quando ho toccato con mano che io, proprio io, avevo inventato ciò che tutti quelli che operano nel settore volevano". A questo punto, gli è venuta paura che qualcuno potesse rubargli l'idea. E così Andrea si è rivolto all'Ufficio Brevetti di Rimini e, fidandosi di consulente specializzati, l'ha fatto brevettare. Poi l'ha affidata alla Adfra di Ravenna. "ogni tanto - osserva Andrea mi chiedo se ho operato la scelta giusta. Ogni volta, dopo averci riflettuto a lungo credo proprio di sì. Penso che brevettare un'idea e poi cercare di venderla da soli sia un'impresa davvero ardua. Prima di ricorrere alla Adfra ho visitato tante aziende. Più o meno tutte hanno cercato di carpire i segreti del mio sequenze system, per utilizzarlo senza riconoscermi nulla. In questo senso, o si è veramente esperti, oppure si rischia davvero di essere fregati. Si ha a che fare con degli squali. E non ha senso rischiare. E' molto meglio affidare a ciascuno il suo mestiere e non improvvisarsi in un compito, vendere le proprie idee, davvero assai complesso".

    Lorena Bandelli